Induzione dell'Ovulazione
Induzione dell’ovulazione nella PMA

L’induzione dell’ovulazione è la tecnica PMA base da cui solitamente inizia tutto il percorso di trattamento dell’infertilità.
L’obiettivo è permettere l’incontro in vivo tra i gameti, ossia lo spermatozoo e l’ovocita. Per ottenere questo risultato viene elaborato un piano farmacologico personalizzato per la paziente, affinché venga incrementato il numero di follicoli (quindi di ovociti) naturalmente prodotti con l’ovulazione.
La stimolazione ovarica (e la PMA in generale) è un percorso che comprende anche il monitoraggio ecografico della produzione follicolare. Questa attività costante di controllo permette già alla coppia di intervenire tramite rapporti mirati, basati sulla fase di ovulazione.
I farmaci per l’induzione dell’ovulazione
La buona riuscita di questo trattamento di PMA di primo livello dipende dalla risposta ovarica: più è alto il numero di follicoli prodotti, maggiore è la possibilità di ottenere un buon numero di ovociti maturi (almeno 3-4).
Per ottenere questo risultato, la terapia di induzione dell’ovulazione comprende l’utilizzo di tre farmaci principali:
- Clomifene citrato (di solito lo step iniziale)
- Gonadotropine esogene (quando occorre un’azione più forte)
- GnRH analoghi, spesso combinati con le gonadotropine (impiegati per tecniche di PMA di 2° livello).
Il Clomifene citrato è molto spesso il primo passaggio per la stimolazione ovarica nelle pazienti con PCO (policistosi ovarica). L’impiego di questo farmaco registra un’efficacia del 75% circa, con una percentuale di gravidanza intorno al 10-20% per ciclo.
La terapia dura 5 giorni, distribuiti nella nella fase follicolare del ciclo: dal 3° al 7° o dal 5° al 9° giorno. Il Clomifene citrato in pastiglie viene assunto per bocca con un dosaggio iniziale di 50 mg al giorno. Normalmente il periodo di ovulazione comincia dopo 5-12 giorni dall’assunzione dell’ultima pastiglia.
Se il Clomifene citrato non ha effetto viene preso in considerazione il Gonadotropine esogene, scegliendo la formulazione farmacologica più indicata per la paziente (es. formula purificata, ricombinata ecc).
La soluzione viene somministrata tramite iniezione sottocutanea e prevede un periodo di monitoraggio ecografico più serrato, perché è fondamentale individuare il momento in cui il follicolo raggiunge un diametro di 16-18 mm.
Quando anche i livelli sierici di estradiolo raggiungono un valore compreso tra 500 e 1500 pg/ml viene indotta la stimolazione ovarica con l’iniezione di hCG esogeno. L’ovulazione comincerà circa 36 ore dopo l’iniezione del farmaco.
Nei casi in cui la paziente debba ricorrere alla PMA di secondo o terzo livello viene valutata la somministrare degli agonisti del GnRH in combinazione con le gonadotropine.
Questi farmaci permettono un miglior controllo su ciclo e ovulazione, aumentando anche il numero di follicoli ovarici.
Allo stesso tempo però comportano più effetti collaterali, legati al blocco della secrezione ormonale gonadica: instabilità dell’umore, insonnia, emicrania.
Di conseguenza il loro uso viene riservato solo a casi specifici, tenendo conto del rapporto costi/benefici.
Effetti collaterali e stimolazione ovarica
Gli effetti collaterali dei farmaci per l’induzione dell’ovulazione sono generalmente di breve durata e riguardano un lieve aumento del peso corporeo e ritenzione idrica.
L’iperstimolazione ovarica è invece piuttosto rara e comporta disturbi più importanti, legati all’aumento del volume delle ovaie. Ne consegue una produzione di liquido all’interno dell’addome, che può causare anche dolore, ritenzione idrica, difficoltà a respirare normalmente e un senso di pesantezza.
Grazie al monitoraggio costante è possibile intervenire prontamente alla comparsa di qualsiasi effetto collaterale, modificando il piano farmaceutico.
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Prof. Filicori
Una lunga carriera al servizio delle coppie infertili: oltre 3 decadi di attività, 223 bambini portati alla luce e 43 convegni presieduti. SCOPRI DI PIU’